Per Louis Kleemeyer e Tim Pietrowski della Germania, far parte del Special Olympics Global Youth Leadership Council (GYLC) è stato un cambiamento radicale nella loro vita. La loro storia è iniziata tre anni fa, quando si sono incontrati a un evento di start-up. Louis era lì per rappresentare la sua azienda, “Unique United”, una piattaforma dove imprese, organizzazioni e individui possono condividere e trovare opportunità inclusive e senza barriere. Tim ricorda: “Continuavamo a incontrarci, e ho sentito la sua storia. Più tardi, mi ha chiesto se volevo partecipare a Special Olympics—ed eccoci qui.”
Nell’ultimo anno e mezzo, Louis, Tim e i loro colleghi membri del Consiglio (con e senza disabilità intellettive da tutte e sette le regioni di Special Olympics) hanno lavorato fianco a fianco per concepire, pianificare e realizzare il Global Youth Leadership Summit. L’evento ha come obiettivo quello di responsabilizzare i giovani leader di tutto il mondo, affinché possano progettare, guidare e ispirare iniziative di inclusione nelle loro comunità.
Con la conclusione del summit di tre giorni, il mandato di Louis e Tim come membri del Consiglio sta per finire. Riflettendo sull’evento, si rendono conto di quanto questo abbia superato le loro aspettative. “È stato molto più colorato, giocoso e rilassato di quanto immaginassi,” dice Tim.
“Abbiamo reso felici tante persone, abbiamo unito tante persone e abbiamo veramente fatto avanzare il messaggio di Special Olympics.” Per Louis, vedere la crescita incredibile di tutti i membri del consiglio e dei partecipanti coinvolti è stato l’aspetto più significativo: “Abbiamo persone qui, che non hanno nemmeno 20 anni, che ora possono parlare liberamente e con fiducia. È qualcosa che non avrebbero mai immaginato prima, e che li responsabilizzerà nelle loro vite personali, nelle carriere e oltre.”
Allo stesso tempo, entrambi concordano: essere nel Consiglio è stata anche una crescita personale. “Due anni fa, non avrei mai detto che sarei salito su un palco e avrei parlato in inglese. All’epoca non sapevo una parola di inglese. E ora posso parlare e interagire con tutti,” dice Louis. Tim riflette: “Vengo dalla Germania, e di solito non mostriamo molte emozioni. Ma qui ho imparato a sorridere di più, a ballare, ad aprirmi—e questa è una cosa che porterò nella vita quotidiana.”
La loro speranza? Che tutti portino a casa l’energia e la motivazione del summit, trasformando le idee in veri e propri progetti e creando un effetto domino di inclusione.